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Chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve

In fondo a Vico Solitario, sotto l’enorme masso roccioso del Monterrone, quasi sul ciglio della gravina, si trova la chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve, così chiamata dal nome della pianta che cresceva spontaneamente nell’omonimo rione. Ai suoi lati si sviluppava il monastero benedettino femminile, intitolato alle Sante Lucia ed Agata, le cui vite si intrecciarono, secondo i racconti agiografici. Lucia si convertì al Cristianesimo grazie a Sant’Agata, e ne seguì il destino, in quanto entrambe morirono martirizzate. Questa antica comunità religiosa femminile espresse anche una Santa, la Beata Eugenia, già alla fine dell’XI secolo. Sul prospetto del complesso rupestre sono scolpiti tre calici di diverse epoche, su ciascuno dei quali vi sono i tipici occhi, simbolo della Santa. Le monache abbandonarono questo sito nel 1283 per trasferirsi nel quartiere Civita, e verso la fine del Settecento si trasferirono nuovamente nei pressi della Fontana Ferdinandea, nel quartiere Piano. La chiesa rupestre è caratterizzata da un’architettura pregevole e armoniosa, seppure non molto regolare, che manifesta la volontà progettuale di ripetere in rupe il modello di chiesa edificata. Dell’impianto basilicale a tre navate, solo la navata destra è ancora aperta al culto, mentre le altre due navate, in seguito all’abbandono del sito da parte delle monache, furono utilizzate come abitazione privata, stalla e fienile, fino agli inizi degli anni ’60, quando i quartieri Sassi furono evacuati per effetto della prima legge speciale del 1952. Una volta abbattuti i tamponamenti tra la navata centrale e quella destra, è stato possibile ricomporre l’intera chiesa, che si presenta molto vasta, e caratterizzata dalla presenza di tre pilastri che dividono la navata centrale da quella destra, mentre altri due pilastri dividono la stessa navata centrale da quella sinistra. La navata destra presenta quattro nicchie sulla parete e, inoltre, in funzione di templum, una bifora e un arco a tutto sesto. Il templon, o pergula, nelle chiese paleocristiane era un elemento architettonico, che serviva per separare la zona anteriore della navata, destinata ai fedeli, dalla zona posteriore, presbiteriale: quest’ultima termina, in questa chiesa, con un’originaria nicchia absidale, in cui si trova una fossa a destinazione funeraria. Nel Seicento l’arco fu occluso da una parete costruita, cosicché la parte posteriore diventò una sagrestia e fu dotata di un lucernario, aperto in alto a destra. Anteriormente al muro di tamponamento si costruì quindi un altare sul cui lato destro, superiormente, in una nicchia, fu collocata la statua seicentesca di Santa Lucia. La navata centrale presenta attualmente solo degli archi pendenti dalla volta, a testimonianza dei due sottili pilastrini che costituivano il templon, reimpiegati per costruire una focaia, posta a sinistra dell’ingresso, quando la chiesa divenne un’abitazione. Nello stesso periodo in cui la chiesa fu abitata, in corrispondenza dello spazio presbiteriale, terminante con una profonda nicchia absidale, fu ricavata una stalla.

Sulla volta sono scolpite cinque simboliche cupolette, ciascuna realizzata con due cerchi concentrici scolpiti. Nell’attacco della parete di fondo con la volta vi è un rilievo rettangolare ornato da un elegante graffito a denti di sega. Tra il presbiterio centrale e quello di destra, sulla volta, vi sono i resti di una croce a sbalzo a bracci espansi.

La navata sinistra ha la parete movimentata da otto nicchie molto slanciate, terminanti in archi a tutto sesto e divise da colonne con capitelli. Un ampio arco parabolico divide l’aula dal presbiterio, che aveva il suo templon arieggiato da un arco centrale e due finestre laterali, posti in corrispondenza rispettivamente del vano absidale e di due nicchioni. Un altro divisorio separava il presbiterio sinistro da quello centrale.

Riguardo gli affreschi di questa chiesa, sulla parete della navata sinistra sono raffigurate una Madonna Allattante e San Michele Arcangelo (seconda metà del XIII secolo). Sulla parte frontale del primo pilastro tra la navata centrale e quella sinistra vi è l’affresco palinsesto di San Gregorio (seconda metà del XIII secolo) e di un Santo Anonimo, più antico. A destra dell’ingresso, in controfacciata vi sono gli affreschi di San Giovanni Battista e di San Benedetto e di fronte a quest’ultimo vi è quello di Santa Scolastica (XIV secolo). Partendo dall’ingresso, nell’intradosso tra il primo e il secondo pilastro, che separano la navata centrale da quella destra, sono raffigurati una Santa Anonima e un Santo Vescovo anonimo. Nell’intradosso del terzo pilastro di separazione delle due navate è rappresentato un palinsesto con San Vito e Sant’Eustachio. Riguardo la navata destra, in corrispondenza dell’altare, superiormente a sinistra, vi sono degli affreschi seicenteschi raffiguranti le Sante Martiri Lucia e Agata con gli attributi iconografici relativi ai rispettivi martirii (calice con gli occhi e tenaglia che stringe i seni strappati). Lungo la parete destra in un registro superiore vi sono gli affreschi della Deposizione di Cristo dalla Croce (palinsesto) e di San Nicola (fine XIII – inizi XIV secolo) ed inferiormente un bellissimo affresco rappresentante l’Incoronazione della Vergine Maria tra Santi (fine XIII – inizi XIV secolo). In questo affresco, al centro della scena, il Cristo, coronato, regge un giglio, simbolo di regalità celeste, e depone, a sua volta, la corona sul capo della Madre, la Regina dei Cieli. A fianco al Cristo vi è il Battista, e quindi San Pietro, su cui aleggia un angioletto. A fianco alla Madonna vi sono un Santo Diacono (probabilmente Lorenzo o Stefano) e un Santo Apostolo. Interessante notare la disposizione del Cristo, con la Vergine alla nostra sinistra e il Battista alla nostra destra, come nel tema iconografico della Déesis, che è considerato dagli studiosi come un compendio del Giudizio Universale. Questo nome greco significa: “preghiera, intercessione”. Si tratta di un tema iconografico molto frequente in ambito orientale nelle chiese a destinazione funeraria. Frontalmente, sul grande pilastro, vi è l’affresco di una Vergine con Bambino (XVI secolo), che presenta, in basso, l’ex voto raffigurante la committenza. In controfacciata vi è un affresco seicentesco di San Leonardo da Limoges.

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