Menu Chiudi

Il capodanno dei Materani: La Festa della Bruna

L’immagine principale della Madonna venerata a Matera, la cosiddetta Madonna della Bruna, è quella dell’affresco che si trova nella Cattedrale, attualmente nella prima cappella della navata sinistra, partendo dall’ingresso principale. L’affresco fu tagliato e spostato nel 1578 dalla sua collocazione originaria, che era in controfacciata, a sinistra del portale d’ingresso.

L’opera, attribuita a Rinaldo da Taranto, e quella del Giudizio Universale, posta di fronte, sulla navata destra, rappresentano la parte superstite dell’originaria decorazione murale del tempio, che fu ultimato nel 1270.

Si tratta della tipica Madonna Odigitria, o Odighìtria, che, in greco, significa colei che indica la via, in quanto la Vergine sorregge con una mano il Bambino (ovvero la via, la verità e la vita) e lo indica con l’altra mano ai fedeli.

Sono due le statue che rappresentano questa Madonna: la principale, probabilmente risalente alla fine del Seicento, la cosiddetta paurosa, sarà portata in processione al principio della festa; l’altra, risalente alla fine del Settecento, la cosiddetta coraggiosa, salirà sul carro trionfale durante l’ultima fase della festa, quando si avvicinerà il momento della distruzione dello stesso carro, in un tripudio di esaltazione adrenalinica collettiva. Quest’ultima fase della festa è il cosiddetto strazzo, in vernacolo, strappo, dal momento che il bellissimo carro in cartapesta, realizzato durante i mesi precedenti dagli abili maestri cartapestai, viene strappato, assaltato e distrutto.

Riguardo il nome Bruna, gli storici locali hanno supposto diverse teorie. C’è chi dice che il nome sia derivato dall’incarnato bruno della Vergine, risultato tale fino al suo restauro, dopo secoli di esposizione ai ceri votivi; altri lo fanno derivare dal termine brunja, utilizzato nel medioevo per indicare la corazza dei soldati, dunque, starebbe ad indicare una sorta di Madonna della difesa; altri ancora lo fanno derivare da Hebron, località della Giudea in cui viveva Santa Elisabetta, quando ricevette la visita di Maria; l’ultima ipotesi, molto ben argomentata dallo storico Francesco Foschino, vuole che il termine della Bruna significhi proveniente da Brno, località della Moravia.

Ad ogni modo, è solo a partire dagli inizi del Cinquecento che della Bruna appare nei documenti, mentre prima era Santa Maria o Santa Maria dell’Episcopio o Santa Maria di Matera.

Tra le leggende che provano a spiegare le origini della festa, ve n’è una in particolare, che gode di
particolare fama:

Un contadino, una sera d’estate, tornando a casa in città con il suo carretto, dopo una giornata di lavoro in campagna, incontrò una signora, che gli chiese un passaggio. Egli fu d’accordo, ma pensò di farla scendere alle porte della città, in modo da evitare il pettegolezzo della gente. La signora, scesa dal carretto, gli chiese di consegnare un biglietto per il vescovo, e il contadino acconsentì, quindi, le sentì sussurrare: Così, su un carro addobbato, voglio entrare ogni anno nella mia città. Dopodiché la signora si trasformò in una statua e il contadino, sbigottito e in preda al panico, corse a consegnare il messaggio al vescovo, che identificò in quella signora proprio la Madonna. Dunque, il vescovo stesso, col contadino e molti curiosi, si recarono a prelevare la statua per riporla in Cattedrale, a protezione della città.

Le origini della festa risalgono al 1389, quando il papa Urbano VI, già arcivescovo di Matera ed Acerenza, istituì nel calendario liturgico, fissandola al 2 luglio, la festa della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, a ricordo dell’episodio riportato nella Bibbia dal Vangelo di San Luca.

A partire dal 1969 con Papa Paolo VI nel calendario liturgico la festa fu spostata in forma ordinaria al 31
maggio, pur restando fissata al 2 luglio in forma straordinaria a Matera, Enna e Siena.

Proprio il 2 luglio rappresenta il giorno più lungo dei materani, per una serie di rituali, pagani e religiosi, che
si svolgono in onore della Madonna della Bruna. In particolare, vi sono tre processioni.

Sin dall’alba, alle 4,30, quando è ancora buio, dalla cattedrale parte la processione dei pastori, che, con i ceri accesi, si dirigono, e poi sostano, in Piazza San Francesco d’Assisi, già piena di fedeli, perché qui, sul sagrato dell’omonima chiesa, si celebra la prima messa della festa. Secondo fonti orali, la processione dei pastori cominciò alla fine del Seicento per consentire loro di partecipare alla messa, prima di recarsi al lavoro. Quindi, l’immagine della Madonna della Bruna viene portata in processione fino alla chiesa di San Francesco da Paola, dove si celebra una seconda messa. Poi la processione ritorna in Cattedrale, da dove era partita all’alba.

Vi è poi la processione del carro, che si svolge a metà giornata: partendo dalla Cattedrale arriva alla chiesa parrocchiale del rione Piccianello, fuori dal centro storico della città, nei pressi della quale si trova la fabbrica del carro. Questa processione ha come protagonisti i Cavalieri della Bruna in costume e delle carrozze d’epoca. Su una di queste carrozze viene collocata l’immagine della Bruna, mentre su un’altra vi è l’arcivescovo, con un piccolo trono, su cui vi è l’immagine di Gesù Bambino, precedentemente tolto dal braccio della Madonna, poiché Maria, in visita da Elisabetta, era incinta di Gesù, che era perciò “invisibile” nel suo seno. Arrivate a Piccianello, le immagini della Madonna e del Bambino vengono deposte, per essere poi trasferite, nel pomeriggio, nella vicina fabbrica del carro trionfale.

Una volta che, nel pomeriggio, le statue arrivano, separatamente, nella fabbrica del carro, il Bambino viene collocato di nuovo in braccio alla Madonna, per essere posti sul carro trionfale di cartapesta, trascinato a braccia fino alla vicina Piazza Marconi.

Inizia così la processione serale, da Piazza Marconi, al tramonto: il carro viene trainato da otto muli, fino a Piazza Duomo, preceduto da un corteo formato dalla Cavalcata, dalle autorità, dal clero diocesano e dalla banda musicale. Il carro giungerà a sera inoltrata in Piazza Duomo, e qui, insieme ad un gruppo di Cavalieri, compirà tre giri intorno alla piazza, a simboleggiare la protezione della Madonna sulla città.

A questo punto la statua della Madonna scende dal carro e viene deposta in Cattedrale. Da questo momento non si aspetta altro che la distruzione del carro, che avverrà in Piazza Vittorio Veneto, sua meta finale. Qui è atteso da una folla enorme, e i più arditi riusciranno ad assaltarlo e a smembrarlo, lasciando solo la sua ossatura: ognuno vorrà accaparrarsene un pezzo, da conservare come preziosa reliquia portafortuna. Per evitare che il carro, nel tragitto dalla Cattedrale fino a Piazza Vittorio Veneto, non venga già assaltato, viene difeso dai cosiddetti Angeli del carro, e dalle forze dell’ordine.

Il significato di questa distruzione è da ricercarsi in una simbologia di rigenerazione: la vita sorge dalla distruzione della materia, mentre permane l’energia divina, che ripete il ciclo nascita-morte-rinascita.

La festa si conclude con uno spettacolo pirotecnico molto suggestivo, dopo la mezzanotte: sono le prime ore del 3 luglio, il giorno del capodanno materano.